a cura del dott. Mauro Mocci (ISDE ITALIA, Medici per l’ambiente)
L’Art. 14 della proposta di legge “Rifiuti Zero” – http://www.leggerifiutizero.it/download/file/1-testo-di-legge “Semplificazione delle procedure per l’impiantistica del riciclo”, prevede procedure di autorizzazione semplificate per l’impiantistica legata al riuso, al riciclaggio e al compostaggio, come previsto dall’art. 214 del D. lgs 152/2005 e s.mi, e l’adozione da parte di Regioni e Province di un iter amministrativo accelerato. Si individuano le tipologie di impianti che potranno godere di questo regime speciale, tra cui i digestori anaerobici alimentati a FORSU di capacità limitata. Introduce per tutti i digestori anaerobici una nuova disposizione per cui sono privilegiati gli impianti che prevedono la re-immissione in rete del bio-metano da biogas prodotto, con espresso divieto di combustione del bio-metano e del biogas per la produzione di energia elettrica, se non per quanto strettamente connesso alle necessità di auto alimentazione interna e con obbligo di trattamento del digestato in impianti di compostaggio aerobico. Si prevede inoltre la possibilità che tale bio-metano da biogas possa essere in alternativa anche commercializzato quale carburante per autotrazione, sull’esempio di quanto già avviene in diversi stati dell’Unione Europea.
In sintesi è bene precisare che:
Il digestato è un rifiuto a differenza del compost in modalità aerobica che invece è un “materiale di riutilizzo”
La semplificazione per impianti di capacità limitata è fino a 36.000 tonnellate: 36.000 tonnellate è la quantità di frazione organica prodotta da una popolazione di circa 350.000-400.000 abitanti! (In tutta la provincia di Trento, 500.000 ab., nel 2011 si sono prodotti 47.098 Ton.). E questi vi sembrano piccoli impianti di capacità limitata?
Magari poi, in carenza di Forsu, si pensa di mettere qualcos’altro. Infatti, basta leggere il DM del 6 luglio 2012 per vedere l’elenco dei rifiuti a valle della raccolta differenziata per i quali è ammesso il conferimento in impianti a biomasse con produzione di energia: https://comitatibiogas.wordpress.com/2012/12/15/e-le-chiamano-biomasse/ – http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/normativa/DM_6_luglio_2012_sf.pdf – VEDI TABELLA 6.A
Limatura e trucioli di materiali plastici, Pneumatici fuori uso, Plastica, Fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane, Fluff-frazione leggera e polveri, Plastica e gomma,
Rifiuti combustibili: E LE CHIAMANO BIOMASSE!Piccoli potrebbero essere impianti da 25 Kw di potenza elettrica (ma ci vogliono sempre circa 900 tonnellate di rifiuti, che equivalgono alla raccolta differenziata porta a porta di una cittadina di circa 8000 ab.!!)
La legge comunque non limita il numero degli impianti per aree (quindi se ne potranno anche realizzare due o tre vicini, da 36.000 tonnellate ognuno)
Togliere incentivi per la produzione energetica serve a poco (ed i proponenti gli impianti lo sanno benissimo). Il vero affare sta nel conferimento dei rifiuti (da 106 a 170 euro a tonnellata! Un impianto si ripaga in un anno e mezzo solo con questo “business”: ecco perché la monnezza è ricchezza!)
La trasformazione del “biogas” in “biometano”: significa altre sostanze chimiche da impiegare!
La proposta di legge poi non rispetta la Direttiva Europea 98-2008, art. 4, che stabilisce la gerarchia e stabilisce l’ordine di priorità degli interventi della politica in materia di prevenzione dei rifiuti:
a) Prevenzione (cioè non produrre rifiuti!)
b) Preparazione per il riutilizzo (come ad esempio il compostaggio aerobico)
c) Riciclaggio (l’89% dei rifiuti è riciclabile: plastica, vetro, carta, cartone, metallo…)
d) Recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e (quarto livello è biogas-biometano...)
e) Smaltimento (ultimo livello, digestato)
Quindi, se si vuole tutelare la salute e rispettare l’ambiente: no alla digestione anaerobica della FORSU, no al biogas, sì al compostaggio aerobico, ai piccoli compostatori casalinghi, a quelli di comunità (scuole, mense…) a quelli di quartiere o di piccoli comuni, (ce ne sono fino a 700 tonnellate anno) a quelli di grossa taglia (tipo biotunnel) ma solo nelle grandi città, e solo situati in luoghi già compromessi (depuratori, aree industriali ed alimentati da energia rinnovabile vera (quindi minieolico e fotovoltaico). E riutilizzo del compost come fertilizzante, questo sì di qualità.
E come scriveva il caro Michelangiolo: “Salute, ce ne di bisogno.”